Il gelato alle frequenze

Armonizzare le materie prime tramite frequenze benefiche

Il gelato alle frequenze

Il gelato è considerato da molte persone un piacevole alimento, spesso consumato in compagnia, a casa o durante una passeggiata. Il mercato offre i più svariati gusti e le molte gelaterie presenti sul territorio competono per offrire prodotti unici, dal sapore intenso e di alta qualità. 

 

Quando si pensa al gelato buono, solitamente vengono in mente gli ingredienti più tipici: la qualità del latte utilizzato, il cioccolato, la frutta o gli ingredienti che ne danno il gusto. La gelateria Prana invece è andata un passo oltre: è  infatti la <<prima gelateria in Italia ad utilizzare frequenze benefiche per l’armonizzazione delle materie prime>>. 

Questa informazione viene fornita dall’azienda tramite un cartellone esposto in vetrina al loro negozio di Treviso, in cui si afferma che questa armonizzazione si basa su degli studi sulla “memoria dell’acqua”. 

 

Nel cartellone viene spiegato che l’acqua <<quando viene a contatto con certe parole, suoni, si carica del loro significato>> e dunque si trasforma <<in acqua informata, che trasmette la frequenza del messaggio con cui è stata caricata>>. Da non perdere dunque il Gusto del Mese (di Febbraio 2022, ma siamo sicuri che sapranno deliziarci ogni mese dell’anno!), che come illustrato nel cartello mostrato qui sotto… 


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Fig. 1: fotografia di parte del cartellone esposto nella vetrina della gelateria Prana a Treviso.

 

… promette di essere una buonissima crema alla meringata, resa ancora più interessante dall’essenza balsamica della salvia e dal pungente aroma dei limoni di Sorrento. Il tutto <<irradiato a 528Hz>>.

 

Un vantaggio che considererei la prossima volta che compro una vaschetta di gelato” ci fa sapere l’asker Andrea, che ha scelto di identificarsi con uno pseudonimo, il quale incuriosito dalle affermazioni che ha visto esposte di fronte alla gelateria, ha voluto saperne di più chiedendo tramite un ask quali siano gli studi menzionati e in particolare in che modo, come sostenuto dalla gelateria nel cartello, il loro gelato ricarica  i nostri campi energetici e aumenta il benessere. 

 

La gelateria risponde subito e molto educatamente. Scopriamo dunque dalla risposta che la gelateria ha una gestione nuova, avviata proprio quest’anno. Con il cambio di gestione hanno deciso di intraprendere <<un altro percorso che si basa sulla sensibilizzazione delle persone su quello che mangiano e sulla propria spiritualità>>. 

Per quanto riguarda <<l’armonizzazione delle materie prime>> tramite l’uso di certe frequenze, il titolare della gelateria ci fa sapere che non si tratta di un concetto basato sui metodi della “scienza ufficiale” e dunque i lavori che per loro costituiscono una prova convincente sono quelli di Masaru Emoto ed Emilio del Giudice. La risposta prosegue sostenendo che l’efficacia delle frequenze sonore è dimostrata da diverse <<pubblicazioni in merito che confermano gli elevati benefici a livello biofisico nel corpo>>. Gentilmente, l’autore offre alcuni link a questi studi, aggiungendo che si tratta dei lavori su cui si basa il cartello che Andrea ha notato esposto in gelateria. Discuteremo gli studi a breve: la risposta della gelateria conclude con una discussione sulla “memoria dell’acqua”, in cui dichiarano che gli studi a cui si riferiscono non sono stati pubblicati in quanto non ripetibili. Sono comunque genuinamente convinti che negli anni a venire ci saranno dei riscontri e dunque considerano l’affermazione valida in quanto <<la scienza non è ancora in grado di spiegare tutto>>. Fanno sapere di essere in possesso di <<studi primari>> che confermano tutto ciò, tuttavia non sono ancora visionabili e <<bisognerà solo aspettare>>. 

 

Possiamo dunque concludere che, su ammissione stessa degli autori, le affermazioni esposte al pubblico non sono basate su fatti scientifici ma su “prove alternative” e sull’ipotesi pseudoscientifica della memoria dell’acqua. In particolare, il ruolo della memoria dell’acqua in questo contesto viene considerato valido anche senza una solida base perché “la scienza non è ancora in grado di spiegare tutto” ma in futuro si scoprirà che è valido. Quest’ultima è una frase in cui capita spesso di imbattersi, il ragionamento su cui si fonda è grossomodo: 

 

  1. L’affermazione che faccio non ha prove scientifiche

  2. Ritengo sia sensata e che in futuro le prove ci saranno

  3. Mi “porto avanti” e la presento fondata su delle prove “in fase di sviluppo”.

 

Si tratta dunque di una motivazione basata su opinioni personali. 

 

La memoria dell’acqua è anche oggetto di parte del materiale che allegato tra i link agli studi. Si tratta di uno speciale del TGR Leonardo in cui si presenta uno studio che mostrerebbe come l’acqua del rubinetto esposta alla “frequenza del rame” si comporta come se contenesse rame senza però inquinare il terreno. Non ci è chiaro esattamente cosa sia la “frequenza del rame”, come se il materiale fosse un'entità astratta caratterizzata solo da una frequenza. Il CICAP ha già scritto in merito a questo contenuto evidenziando l’inconsistenza scientifica e metodologica di tale lavoro.

 

Viene offerto anche un lavoro in cui si studia il ruolo di vibrazioni sonore a 528Hz nella sopravvivenza di cellule umane in vitro trattate con etanolo. Potremmo passare questo lavoro in rassegna, facendone notare la scarsa qualità scientifica che si evince da protocolli sperimentali non ben definiti e fluttuazioni statistiche nei risultati che sembrerebbero smentire le conclusioni. Ma il punto più importante qui è che si tratta di un lavoro fuori tema per molti motivi. Per prima cosa è svolto su colture cellulari in vitro, decisamente non un modello in qualche modo rappresentativo di una persona che mangia un gelato. Inoltre, l’oggetto di studio è la sopravvivenza delle cellule in presenza di alcool e dal punto di vista procedurale il suono viene applicato direttamente alle cellule e non, come nel caso del gelato, indirettamente a qualcosa che viene poi messo a disposizione come nutrimento. 

 

Rimane dunque l’ultimo lavoro, che sembra essere quello più a tema. Come annunciato dal proprietario della gelateria non si tratta di una pubblicazione scientifica, ed infatti è stato pubblicato sul sito di un’azienda che vende prodotti a base di “acqua codificata”. Si tratta di un lavoro che riprende gli studi pseudoscientifici di Masaru Emoto e cerca di dimostrare l’esistenza di qualche effetto sulla cristallizzazione dell’acqua causato da pratiche pranoterapeutiche. Si tratta tuttavia di uno studio scientificamente insignificante per via della quasi assenza di statistica in un contesto dove è fondamentale averla. La dimensione del campione studiato consiste infatti di 12 campioni d’acqua suddivisi in 4 gruppi da 3: la dimensione effettiva del trattamento statistico utilizzato è dunque di 3 campioni, ovvero un numero così piccolo che potrebbe essere utilizzato per affermare e negare qualsiasi ipotesi. 

 

Studiare la cristallizzazione di una sostanza presenta diverse problematiche sperimentali che lo rendono un compito difficile qualora si volesse seguire un protocollo scientificamente valido. L’acqua, per quanto possa esserci familiare e avere una molecola relativamente semplice, ha un comportamento molto complesso che la rende un sistema ancora non del tutto compreso a livello scientifico. Per esempio, l’acqua ha almeno 12 fasi (di cui una liquida e una allo stato di vapore). Diciamo “almeno” perchè l’esistenza di alcune fasi solide è ancora solo ipotizzata e quindi non vi è nemmeno un consenso sul numero di fasi. Due esempi sono riportati in figura 2, quello a sinistra è il cristallo di ghiaccio “comune”, nel senso che è il ghiaccio di tutti i giorni: un cristallo in cui gli atomi di ossigeno sono disposti “a esagoni”. Quello su sfondo nero invece è il cristallo di ghiaccio che si osserva a temperature molto più basse, tra i -100 e i -200 gradi Celsius, in cui stavolta il cristallo diventa a gabbie cubiche come illustrato in figura. Questo è un esempio di come dei parametri fisici, in questo caso la temperatura, alterano la crescita e lo sviluppo di un cristallo: per studiare la formazione e la crescita di un cristallo, sia di acqua o altre sostanze, occorre realizzare un ambiente controllato, in cui variazioni di temperatura, pressione, e umidità sono monitorate. La purezza del campione è anche un parametro molto importante: spesso i cristalli si formano da un nucleo di materiale estraneo che facilita la formazione di un’interfaccia, e talvolta anche la modalità di crescita o la “faccia” del cristallo che si sviluppa dipende da parametri chimici come la concentrazione di sali disciolti.

 

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Fig. 2: Della serie “forse non tutti sanno che”: due diverse fasi cristalline del ghiaccio. Che non è semplicemente “ghiaccio” ma può presentarsi in circa una decina di fasi diverse. Il ghiaccio Ih ha struttura esagonale ed è quello più comune, con cui abbiamo esperienza quotidiana. Il ghiaccio Ic invece si osserva a temperature molto basse (tra -100 e -200 gradi Celsius, a temperature inferiori c’è ancora un’altra fase, la XI) ed ha struttura cubica.


 

Tornando al caso dell’acqua, vi sono altri fenomeni da tenere in considerazione, come ad esempio la presenza di una rete di legami a idrogeno tra le diverse molecole. Nello studio di questi fenomeni i meccanismi microscopici non avvengono seguendo una singola traiettoria ed è quindi necessaria una trattazione statistica, sia a livello microscopico che a livello macroscopico. Basti per esempio pensare al caso dei cristalli di neve, dove si possono fare fotografie delle più svariate realizzazioni. Uno studio di cristallizzazione deve dunque fare i conti non solo con un ambiente sperimentale ben controllato ma anche con una trattazione che sia in grado di coprire un numero statisticamente significativo di realizzazioni di cristalli. 

 

Queste osservazioni sono importanti quando si prendono in considerazione i lavori di Masaru Emoto[1] menzionati dal titolare della gelateria. In questi lavori Emoto cerca di dimostrare che l’acqua “assimila” pensieri positivi o negativi e ne mantiene la memoria cristallizzando in forme diverse. L’introduzione in un esperimento fisico di un concetto morale arbitrario (cos’è una parola “positiva”?), per giunta accanto a un concetto estetico arbitrario (così’è un cristallo “negativo”?) è già di per sé un problema per il rigore scientifico dell’esperimento in quanto vengono introdotti concetti nebulosi e senza definizione univoca che dunque rendono il lavoro non ripetibile. La procedura sperimentale proposta da Emoto per dimostrare tale ipotesi consiste nel depositare gocce d’acqua in capsule petri in cui è stato scritto un messaggio e poi mettere il tutto in un refrigeratore a -25 gradi Celsius. Nel video [1] vengono presentate delle immagini della realizzazione sperimentale che mostriamo in Fig. 3


 

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Fig. 3: Vuoi vedere la mia collezione di cristalli di ghiaccio? Refrigeratore in cui vengono prodotti i cristalli di ghiaccio dello studio di Masaru Emoto, come mostrato da [1].

 

Lo studio non utilizza nessun gruppo di controllo: da nessuna parte i cristalli prodotti con parole “positive” o “negative” vengono confrontati con cristalli prodotti senza questa operazione. Il meccanismo di deposizione dell’acqua nella capsula petri viene fatto, come mostrato dal video [1], tramite pipette, senza nessun controllo sulla quantità di acqua depositata e la forma della goccia, entrambi parametri importanti da controllare. Oltretutto, come si può vedere in Fig. 3 il refrigeratore è sovraccarico e quindi difficilmente la temperatura rimane costante a -25 gradi Celsius e la presenza di gradienti termici può avere effetti incontrollati sulla cristallizzazione. Ma anche senza considerare quello, le capsule sono sovrapposte e posizionate a inclinazioni diverse alterando quindi il profilo di densità iniziale del liquido con il risultato di favorire nuclei di formazione del cristallo nei punti dove la densità è minore con il risultato che la forma finale è più una compenetrazione di diversi cristalli che si sono formati. 

Viste queste considerazioni siamo d’accordissimo con l’affermazione del titolare della gelateria che comunica ad Andrea che le affermazioni mostrate sono basate su studi di natura non scientifica.

 

L’iniziativa Chiedi le Prove è consapevole di come il dialogo sia l’unico modo per rendere una società realmente responsabile e attenta alle proprie esigenze. Rimaniamo sempre a disposizione qualora ci sia la volontà di dare origine a un dialogo che risulti costruttivo. 

 

[1] Masaru Emoto - La coscienza dell’acqua