Può un capo d’abbigliamento nutrire la pelle di chi lo indossa?

Nanotecnologie e oli essenziali. Un connubio interessante tutto da indagare.

Può un capo d’abbigliamento nutrire la pelle di chi lo indossa?

 

Orange Fiber è un progetto nato per trasformare gli scarti degli agrumi in vestiti.

Creata da due ragazze siciliane trasferite a Milano per motivi di studio, la start-up ha messo a punto un processo chimico che permette di estrarre la cellulosa atta alla filatura dagli scarti di trasformazione delle industrie che producono succhi di arancia. Secondo alcune stime tali scarti ammonterebbero a oltre 700 mila tonnellate l’anno.

La cellulosa viene così filata e tessuta fino a ricavarne un tessuto di acetato.

Secondo le due creatrici, i tessuti così ottenuti godono anche di particolari proprietà funzionali, rientrando nel campo dei “cosmetotessili”, cioè materiali con proprietà cosmetiche. Sul mercato esistono già esempi di intimo snellente o dolcevita idratanti all’olio di oliva.

Nel caso di Orang Fiber, grazie ad un brevetto internazionale, si fa ricorso alle nanotecnologie per fissare sui tessuti delle microcapsule contenenti gli oli essenziali degli agrumi e vitamina C. Queste capsule si rompono gradualmente al contatto con la pelle e con il calore della stessa rilasciando gli oli essenziali vitaminici che quindi si comporterebbero da “crema idratante indossata” favorendo la morbidezza della pelle mentre gli abiti non ungono.

Gli effetti benefici delle microcapsule si esaurirebbero dopo un certo numero di lavaggi (da 5 a 40 in base a diverse interviste rilasciate dalle due autrici). E’ tutt’ora in corso la ricerca per migliorare i processi tecnologici di arricchimento vitaminico e la possibilità di “ricaricare” i tessuti tramite appositi lavaggi.

Al di là di alcuni articoli che sembrano trattare tale tessuto già come una realtà consolidata ed efficace, facendo riferimento al sito di Orange Fiber si scopre che trasformare “tutti gli scarti industriali di trasformazione agrumicola in un tessile sostenibile che funzioni come una crema cosmetica e vitaminica da indossare” è attualmente il “sogno” delle due giovani imprenditrici.

Al momento i primi prototipi di tessuto hanno visto la luce nel mese di settembre 2014 e l’obiettivo della start-up è quello di presentare la prima campionatura di tessuti ad Expo 2015.

Contemporaneamente è stata lanciata una campagna di crowdfounding che ha per obiettivi il finanziamento della ricerca su:

. prove di microincapsulazione dei principi attivi naturali

. test dermatologici sull’efficacia cosmetica dei principi attivi

. test di durata dei principi attivi sul tessuto

. test di ricarica del tessuto.

 

Orange Fiber è sicuramente un’ottima idea sia imprenditoriale che ecosostenibile in quanto sa utilizzare uno scarto come materia prima.

Affermare che tale tessuto possa avere proprietà benefiche sotto il profilo cosmetico, come abbiamo visto, sembra essere ancora prematuro.

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