Un braccialetto per il riequilibrio posturale?

Non abbiamo ricevuto prove robuste

Un braccialetto per il riequilibrio posturale?

 

Quantares è una ditta che fabbrica braccialetti che, secondo la casa produttrice, riequilibrano la postura producendo una serie di effetti positivi tra cui la “riduzione di eventuali infiammazioni o dolori di origine muscolo-scheletrica”, il miglioramento dell’efficienza fisica tramite un minor dispendio energetico e una più rapida reazione dell’organismo agli stimoli esterni. Il riequilibrio posturale prodotto dai braccialetti, sostiene la ditta, “si evidenzia nella simmetrizzazione dell'appoggio plantare, nella riduzione di dismetrie delle creste iliache, nella ottimizzazione dell'occlusione mandibolare”.

Esistono due modelli: il Q-Sport è studiato particolarmente per i praticanti di attività sportiva mentre il Q-On viene in aiuto nella vita di tutti i giorni. Sempre sul sito dell’azienda, viene spiegato che i braccialetti agiscono tramite emissioni di onde elettromagnetiche a bassa intensità, generate da un sistema brevettato che fa uso di nanotecnologie. Questi impulsi elettromagnetici inducono “una decontrazione selettiva dell'apparato muscolo-scheletrico, riequilibrando quindi le tensioni muscolari”.

Questi prodotti hanno attirato l’attenzione di Sonia, che ha voluto capire più a fondo tale tecnologia. Ha quindi scritto alla Quantares, chiedendo su quali basi si possa dimostrare che i campi elettromagnetici sono in grado di modificare gli aspetti posturali menzionati dalla casa produttrice e, in particolare, come questi possano ridurre le dismetrie delle creste iliache e ottimizzare l'occlusione mandibolare.

L’azienda ha risposto in modo educato, mostrandosi interessata alla possibilità di pubblicizzare i propri prodotti tramite una storia pubblicata da Chiedi le Prove. Sonia viene dunque informata dell'esistenza di alcuni studi, che sono stati inviati al Ministero della Salute con lo scopo di ottenere il marchio di dispositivo medico di prima categoria ma che non sono stati ancora pubblicati, e perciò non possono essere condivisi. Le propongono però la lettura di una tesi di laurea che si occupa della tecnologia Quantares, nella quale vengono discussi i risultati di alcuni test effettuati. L'operatore prosegue spiegandole che la ricerca va avanti da sette anni e che c'è molto materiale, che però è riservato.

Sonia non è soddisfatta della risposta che ha ricevuto, perché non fa luce sui quesiti da lei sollevati e anzi nasconde ogni possibile informazione dietro al velo della "segretezza amministrativa". In effetti non le si può dare torto: per prima cosa, il marchio di dispositivo medico di prima categoria, così come il marchio CE, non può essere considerato una prova della sua efficacia, in quanto un’indagine clinica specifica è richiesta solo per dispositivi di classe III. Negli altri casi è richiesta una valutazione clinica che può essere fondata anche sulla letteratura scientifica “attualmente disponibile” (Allegato X. D.lgs 47/96) ma non è chiaro quali siano i criteri con cui viene valutato cosa è “letteratura scientifica attualmente disponibile” e pertinente alla valutazione effettuata, tanto che nel caso dei dispositivi di prima categoria un’autocertificazione può essere sufficiente. Più che l’esistenza di una certificazione sarebbe dunque più utile come prova lo studio che ne ha motivato l’ottenimento.  

La tecnologia Quantares, come dichiarato dalla ditta, è stata brevettata ed è presente nel Registro Europeo dei Brevetti. Anche in questo caso però, un brevetto non è una prova scientificamente robusta: si possono brevettare delle invenzioni anche senza dimostrarne il funzionamento e i fondamenti tramite studi scientifici, i documenti visionabili insieme al brevetto sono infatti altri brevetti, tra cui non possiamo non menzionare quelli di J. Benveniste, basati sulle sue teorie omeopatiche sulla memoria dell’acqua, i cui risultati non sono mai stati riprodotti da gruppi indipendenti e le motivazioni pseudoscientifiche fornite dall’autore hanno portato a uno scandalo internazionale all’interno della comunità scientifica.[1]

La segretezza del materiale ottenuto in sette anni di studi, inoltre, è poco trasparente ed è frustrante per una persona che vorrebbe capire la tecnologia che viene usata, invece di fare un atto di fede considerandola “magia”.

La tesi ricevuta è stata discussa presso l’Università di Sassari ed è una tesi di laurea specialistica in odontoiatria e protesi dentaria. Come dichiarato dall’azienda, nel lavoro vengono illustrati la tecnologia Quantares e i risultati dei test effettuati dal tesista. Dato che tali test sono stati condotti su un campione di 20 soggetti, l’asker ha mostrato delle perplessità riguardo alla qualità dei risultati ottenibili da un campione così ristretto e ha richiesto il parere degli esperti. Abbiamo quindi contattato un fisico per quanto riguarda la parte di elettromagnetismo e una odontoiatra per la parte delle misure. Purtroppo, dalla risposta ottenuta da Quantares non possiamo dire di avere ricavato delle prove solide per quanto riguarda il funzionamento dei loro prodotti.

Commento dell’Odontoiatra Dr. Eleonora Galmozzi (Medico Chirurgo, Specialista in Odontoiatria e Protesi Dentaria).

Ho letto la tesi discutendone anche con un collega gnatologo[2] e con un ortopedico. Le premesse anatomiche sono corrette e ottenibili da libri di testo standard; quello che non si può invece accettare, dal punto di vista scientifico, è il concetto di “Anatomia energetica umana”: un concetto privo di significato, a meno che non si sia seguaci di qualche filosofia che si rifà al “corpo eterico” e ai mitici “Chakra”.

Inoltre la magnetoterapia, ai principi della quale il dispositivo si ispira, è già stata esaminata, nonché ampiamente smentita, ormai da tempo.

Passando all’esperimento vero e proprio: la prima critica sarebbe relativa al fatto che i soggetti testati non presentano alcun tipo di patologia, tuttavia l’obiettivo dichiarato non è di dimostrare che il dispositivo “cura” qualcosa, ma che “fa” qualcosa. In ogni caso, però, i soggetti testati sono 20 e sono un campione statisticamente insignificante per ottenere dei risultati robusti. Cosa ancora più problematica è che risulta evidente che qualsiasi conclusione sia stata tratta sull’effettiva azione del dispositivo è inficiata dal fatto che non esiste un gruppo di controllo versus placebo, né un protocollo in doppio cieco. Che è la base di qualsiasi esperimento minimamente sensato.

In conclusione: potrei anche credere che ci siano stati (minimi) miglioramenti posturali di una postura già di per sé senza problemi (!), ma l’esiguità del campione e la mancanza di gruppo di controllo, senza considerare le discutibili premesse filosofiche, rendono l’esperimento del tutto privo di significato.

Commento del Fisico Dr. Marco Nava, Postdoctoral fellow ETH Zurich.

Sono un po’ perplesso nel vedere pubblicata una tesi del genere da un’università storica come quella di Sassari e spero che non sia rappresentativa della qualità dell’offerta formativa fornita agli studenti. Limiterò la mia recensione ai capitoli sul “campo elettromagnetico dell’Uomo” e ai vari cenni alla Meccanica Quantistica presenti in particolar modo nel capitolo sulla “tecnologia Quantares”.

Per iniziare, il registro linguistico della tesi non è per nulla scientifico: affermazioni come “partendo dai capisaldi della fisica quantistica ogni corpo è energia” sono vaghe, ambigue e anche formalmente sbagliate. Probabilmente l’autore voleva riferirsi alla celebre relazione E=mc^2, che però è più un “caposaldo” della Relatività Speciale, e comunque si tratta di una relazione in grado di spiegare, fra le altre cose, difetti o eccessi di massa nelle reazioni nucleari e non è una affermazione di uguaglianza tra materia ed energia, così come la benzina non è energia cinetica di un’automobile. Non mi dilungherò ulteriormente perché l’intero capitolo è un susseguirsi di affermazioni del genere. In tutto il capitolo, oltretutto, sono presenti soltanto tre referenze, di cui una al sito web mykonsulting.it – difficilmente una fonte della letteratura scientifica – e una al sito newageitalia.it, che non tratta certo di Fisica Quantistica a livello accademico. La terza è un riferimento a un testo di anatomia, ma il punto è che le numerose affermazioni fatte nel capitolo non hanno alcun riferimento bibliografico.

Il capitolo sulla tecnologia Quantares, oltre alla quasi totale assenza di riferimenti bibliografici e alle inesattezze onnipresenti, presenta anche un grosso problema di fondo, in quanto viola un teorema fondamentale della Meccanica Quantistica e, in assenza di ulteriori chiarificazioni (con robusti riferimenti bibliografici), rende inconsistente tutta la spiegazione e quindi la base teorica del lavoro di tesi.

L’autore spiega infatti che “un’informazione olografica di un principio attivo utile” (probabilmente inteso come “uno stato quantistico” visto che poi fa riferimento all’interferenza dei fotoni) viene immagazzinata in un hard disk sotto forma di file in modo da mantenerla “stabile e al riparo dalla decoerenza all’interno dei bit” del disco. Questo consente all’autore di creare una “banca dati di elettroni informati sotto forma di file gestibili” e per inizializzare un dispositivo basta copiare questo stato quantistico utilizzando i file ritenuti utili. In palese violazione del teorema “no cloning quantistico” [3]. Si tratta di un teorema derivato dai principi fondamentali della Meccanica Quantistica che afferma che se lo stato non è classico, qualunque copia venga fatta non potrà mai essere identica all’originale. Intuitivamente: per copiare uno stato è necessario misurarlo e operare delle opportune manipolazioni a un altro stato, ma per il principio di indeterminazione di Heisenberg appena vengono fatte le prime misure si perde l’informazione sulle quantità coniugate.

In assenza di definizioni più rigorose e  scientificamente corrette, e di una robusta bibliografia che mostri la possibilità di violare questo teorema, non posso considerare sensata la spiegazione fornita e di conseguenza nemmeno la tecnologia Quantares come mostrata in questo capitolo di tesi.

 

L'iniziativa Chiedi le Prove è consapevole che il dialogo sia l’unico modo per rendere una società responsabile ed attenta alle proprie esigenze. Auspichiamo, quindi, un ulteriore aggiornamento di questa vicenda e rimaniamo a disposizione qualora ci sia la volontà di dare origine ad un dialogo che risulti costruttivo.

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                   Esempio di Braccialetto Magnetico

 

Aggiornamento della storia

 

A fine Settembre, Chiedi le Prove è stata contattata dall’Amministratore Delegato dell’azienda Quantares il quale ha espresso preoccupazione per la negatività della nostra “recensione” del prodotto, intimandoci peraltro di rimuovere il contenuto. L’AD prosegue sostenendo che le prove da noi utilizzate “erano state sommariamente e superficialmente inviate” all’asker assieme alla comunicazione che l’efficacia del prodotto era stata verificata da autorevoli studi non ancora pubblicati. Gli studi menzionati sono poi stati pubblicati sul “Journal of sports medicine and physical fitness” in un lavoro dal titolo “Effects of nanotechnologies-based devices on postural control in healthy subjects”.  L’AD ci fornisce gentilmente il link al sito della rivista, aggiungendo che “per chiunque abbia un minimo di conoscenza di cosa si parla, una pubblicazione medica su riviste di tale importanza costituisce il giudizio più esaustivo per ogni tipo di perplessità”.

Chiedi le Prove ringrazia l’AD di Quantares per la sua gentile comunicazione e per la disponibilità nel voler condividere con noi il materiale scientifico che l’azienda sta elaborando. La storia e i commenti dei nostri esperti sono stati dunque aggiornati tenendo conto dell’ultima pubblicazione. Inviare “sommariamente e superficialmente” del materiale alla richiesta di un cittadino che ha visto la propria pubblicità ed è interessato ai propri prodotti è un atteggiamento che non giudicheremo perché riteniamo i nostri lettori maturi ed intelligenti abbastanza da avere la loro opinione. La precisazione che vorremmo fare è più di carattere tecnico: per chiunque abbia un minimo di conoscenza di cosa si parla, uno studio singolo - e oltretutto neanche su una rivista di alto impact factor - non è per nulla esaustivo, ne abbiamo già parlato qui, tramite il commento della Dott.sa Chiara Segre’ della Fondazione Umberto Veronesi e ne parla in modo più esteso il CICAP qui. Considerato dunque questo ultimo lavoro in letteratura e i commenti aggiornati degli esperti, purtroppo non possiamo ancora dire di avere prove solide del funzionamento dei braccialetti.

 

 

Aggiornamento Settembre 2017

 

In seguito alle nostre richieste, la ditta produttrice ci  ha inviato le conclusioni di un articolo scientifico che dimostrerebbero l'efficacia del prodotto. In queste conclusioni si legge :

"I nostri risultati preliminari su soggetti in buona salute indicano che dispositivi nanotecnologici che generano campi elettromagnetici bassissimi possono migliorare il controllo posturale".

In realtà  consultando l'articolo completo (che non è di libero accesso,ma si può scaricare al costo di €85,00) si può osservare che le conclusioni sono un pò diverse ,perchè  alla fine dell'articolo si può leggere  che :

"... Sono necessarie ulteriori ricerche neurofisiologiche per supportare i nostri risultati , i quali sono basati sul calcolo delle forze di reazione del terreno.... Data l'esiguità del campione esaminato e l'assenza di disturbi posturali ,  le nostre conclusioni dovrebbero venire confermate da altri studi".

Inoltre la bibliografia cui l'articolo fa riferimento risale a parecchi anni fa , oppure è stata reperita su riviste di scarso valore scientifico, tipo  "Acupunct Meridian Studies" , ed alcuni studi citati si riferiscono ad apparecchi a raggi infrarossi, che scaldando i muscoli li rilasserebbero, e non apparecchiature a minicampi elettromagnetici...

Va considerato inoltre il fatto che il test si basa nel misurare la postura ad occhi aperti e ad occhi chiusi. Ora, considerando che a 15 persone era stato applicato un dispositivo "inerte", il test dimostra che ad occhi chiusi non c'era nessuna differenza, e quelle piccole variazioni che potevano essere rilevate ad occhi aperti sulle 15  persone con il dispositivo "attivo" fanno parte di quelle normali variazioni che si registrano in un gruppo cosi' ristretto e che con gli occhi aperti si registrano abitualmente nella popolazione normale.

Tutto cio' , unitamente al fatto che il campione di studio, oltre che omogeneo (donne in buona salute) era anche veramente esiguo, fa ritenere che al momento non vi sia alcuna prova di efficacia reale e documentata per la patologia presa in esame.

Aggiornamento Febbraio 2020

Abbiamo ricevuto un’altra comunicazione dalla ditta che ci informa dell’esistenza di uno “studio pubblicato su pubmed con conclusioni positive”. Ringraziamo l’azienda per la gentile comunicazione, speravamo dopo più di due anni di ottenere dei risultati definitivi e conclusivi, tuttavia dobbiamo osservare che il lavoro in questione, di natura principalmente esplorativa e con risultati preliminari, ci era già stato inviato ed è stato commentato, nell’aggiornamento precedente, dalla Dott.sa Galmozzi nel 2017. Abbiamo comunque chiesto ulteriori chiarimenti alla dottoressa:

 

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La prima cosa che si può evidenziare è che si tratta di uno studio non in doppio cieco ma in cieco, i soggetti esaminati sono solo 30 ed è un campione omogeneo per età, sesso ed indice di massa corporea. i soggetti sono tutti in buona salute ed in buona forma fisica.

Emergono alcuni aspetti critici:

  1. si parla di testare "dispositivi nanotecnologici che generano campi elettromagnetici ultra-bassi  che possono aumentare il controllo posturale", ma non vengono mai citate misure relative a questi  campi magnetici.
     
  2.  "un recente dispositivo, per esempio, si è mostrato in grado di trasformare minime variazioni termali del corpo in energia meccanica". Quale dispositivo? Lo studio non lo dice.
     
  3. "nanocristalli emessi dal calore corporeo trasformano fotoni infrarossi in fotoni" . Mi risulta che tutta la materia trasformi i fotoni in fotoni: come esempio generale, un corpo freddo posto vicino ad un corpo caldo si scalda. Delle due referenze mostrate, solo una è un articolo scientifico di trent'anni fa che parla di "biofotoni" emessi dal corpo umano. Non parla minimamente di nanocristalli.
     
  4. Mi permetto di ritenere non completamente scientificamente affidabile un articolo della Rivista di Studi di Agopuntura e Meridiani.
     
  5. Per quanto riguarda la metanalisi citata sugli effetti dell'applicazione di basse e bassissime dosi di laser per i dolori cervicali, si parla di potenze da 4mW a 450mW. Il dispositivo esaminato non può generare tali potenze, se non come minima energia termica come qualsiasi dispositivo che non sia allo zero assoluto. Non sappiamo quindi se il dispositivo generi energia, se questa sia misurabile e come. Se questa energia infinitamente bassa e non misurabile avesse un qualche effetto, come si spiega che l'esposizione alla luce solare non ha sinora distrutto l'umanità?
     
  6. Le misurazioni sono state fatte ad occhi aperti ed ad occhi chiusi. Ad occhi chiusi NON C'È alcuna differenza fra un gruppo e l'altro, per cui le eventuali minime variazioni ottenute ad occhi aperti possono essere dovute a variabili indipendenti dall'applicazione del Taopach.
     
  7. Infine un commento sul grafico: Se i campioni sono identici ed assumendo che siano abbastanza grandi (cosa non vera), perchè la varianza delle misure cambia così tanto da t0 a t1? Specialmente nel primo caso. Se il cerotto è quello finto e la procedura di misura è identica, non ci si dovrebbe aspettare un'incertezza di misura raddoppiata. Il sospetto è che gli errori statistici siano sottostimati e con un esperimento effettuato con un campione più grande probabilmente l'effetto svanisca.
     
  8. Lo studio comunque termina affermando che non si possono trarre conclusioni e che sono necessari altri studi per confermare i risultati ottenuti. >>

 

 

 

[1] La rivista Nature riassume la vicenda.

[2] Una branca dell’odontoiatria che studia la fisiologia, la patologia e le funzioni della mandibola. Ulteriori informazioni qui.

[3] W. K. Wootters and W. H. Zurek, Nature 299 (1982).