Argento colloidale: funziona?

Esistono antibiotici con meno effetti collaterali

Argento colloidale: funziona?

 

In un sito online che fa capo alla ditta Hydromed, viene pubblicizzato l’argento colloidale; esso è descritto come un rimedio conosciuto fin dai tempi “dei greci e dei romani”, che lo utilizzavano “come disinfettante” e le sue proprietà vengono messe a confronto con quelle degli antibiotici con queste parole: “Un antibiotico, tanto per fare un paragone, uccide forse una mezza dozzina di differenti organismi patogeni, ma l’argento colloidale ne elimina circa 650. Inoltre i ceppi resistenti non riescono a svilupparsi quando viene usato l’argento, mentre per il nostro organismo è virtualmente atossico”.

In più nel sito si legge che: “La ricerca biomedica ha dimostrato che nessun organismo conosciuto per causare malattie, come: batteri, virus, funghi, NON può vivere più di qualche minuto in presenza di una traccia, seppur minuscola, di argento metallico”.

Il rimedio viene proposto per uso interno (“distrugge gli agenti infettivi”, depura “l’organismo dai metalli pesanti che circolano nel nostro corpo facendo gravi danni”, aumenta le difese immunitarie), uso esterno (da applicare su ferite, verruche, lesioni aperte; da usare come disinfettante per mani e stoviglie o come anti-odore), per animali o piante (“Stiamo attualmente trattando con successo gli ulivi del Salento dal batterio Xylella fastidiosa e le piantagioni di kiwi nel Veronese dal batterio Pseudomonas syringae pv. actinidiae”).

Tra le organizzazioni mondiali che ne approvano l’uso sono elencate la Food and Drug Administration (ente governativo statunitense che regola farmaci e alimenti), l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Nasa.

Nella sezione Cenni scientifici del sito vengono riportate, sotto il titolo Sperimentazioni e validazioni scientifiche, varie citazioni attribuite a ricercatori e medici, e brani che paiono supportare l’efficacia dell’argento, ma non si trova alcun rimando a pubblicazioni scientifiche, a parte un articolo apparso sulla rivista “Science Digest” [1] nel marzo del 1978 accompagnato dal confronto con gli antibiotici ripreso nella home page.

 

Gli svariati utilizzi dell’argento colloidale pubblicizzati nel sito hanno attirato l’attenzione di Laura che, incuriosita e desiderosa di approfondire l’argomento, ha scritto al contatto disponibile sul sito, chiedendo educatamente maggiori informazioni e l’indicazione di studi e/o articoli pubblicati su riviste peer review indicanti gli effetti “in vivo” e “in vitro” del prodotto.

Da quanto ci è dato sapere, Laura non ha ricevuto risposte alle sue domande, di conseguenza non possiamo sapere per quali motivi il prodotto venga considerato efficace nelle funzioni dichiarate.

Facendo riferimento a un articolo di MedBunker, possiamo dire che l’argento era anticamente conosciuto e utilizzato come antibatterico (proprietà che appartiene ad esso realmente) ma che nel 1975 l’argento colloidale, come farmaco, venne vietato dalla FDA a causa dei suoi effetti tossici.

A oggi l’uso di tale preparato pare piuttosto inutile, dal momento che esistono antibiotici più efficaci, con meno effetti collaterali e sicuramente meno costosi.

Tra gli effetti collaterali più vistosi dell’argento ricordiamo l’argiria: pelle, mucose e occhi assumono una colorazione grigio-blu a causa dei sali d’argento che si depositano nell’organismo. Tale colorazione è purtroppo irreversibile e pare non dipendere né dai dosaggi né dal metodo di somministrazione (inoltre gli studiosi ancora oggi non sanno che ruolo possa giocare un’eventuale predisposizione soggettiva a sviluppare l’argiria).

 

 

[1] Secondo Wikipedia “Science Digest” era una rivista mensile pubblicata in America fra il 1937 e il 1986 contenente brevi articoli a carattere generale su argomenti scientifici, spesso estratti da altre riviste (un po’ come il “Reader’s Digest”). A partire dalla fine del 1980 divenne bimestrale e cominciò a occuparsi spesso di argomenti pseudoscientifici.