L'elettronica contro la risalita capillare

Un dispositivo elettrico con un notevole raggio d'azione

L'elettronica contro la risalita capillare

Umidità. Causa di tutte le malattie. 
Gustave Flaubert, Dizionario dei luoghi comuni, 1850/80 (postumo 1913)


Chi di noi non ha mai pensato che dall’umidità derivi spesso un malessere generale?

Chi di noi non ha mai pensato di ridurre il livello di umidità nella sua casa o in parti di essa? In particolare, pensate all’umidità di risalita, quella che si infiltra nei muri dal basso e che rovina le pitture murali, gli intonaci e, a lungo andare, il muro stesso.

Pensate cosa significherebbe risolvere un problema del genere per una città come Venezia?

 

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                    Foto di muri a Venezia (fonte atti convegno ragusa 2012 [1])

 

Venezia vive da sempre con l’acqua alcune decine di centimetri sotto al piano di calpestio e, quando va male, parecchi centimetri sopra al piano di calpestio (fenomeno dell’acqua alta). Palazzi medievali rischiano di sgretolarsi a causa dell’umidità di risalita a cui gli antichi avevano pensato di porre una barriera posando pietra d’Istria come isolante. 

Purtroppo, le pietre d’Istria non sono più efficaci perché vengono superate dalle maree sempre più alte causate di molteplici fattori, tra cui la subsidenza del terreno su cui Venezia si fonda ed anche per il progressivo aumento delle temperature del pianeta che fa alzare il livello del mare medio.

Avere un semplice strumento che, in modo non invasivo per gli edifici, impedisca o riduca di molto la risalita dell’acqua nei muri sarebbe rivoluzionario.

Da qualche anno esistono aziende che affermano che la semplice applicazione di un dispositivo elettronico all’interno di un edificio possa ridurre di molto questi effetti negativi dovuti all’umidità di risalita. Il nostro asker di oggi, Claudio, si è imbattuto in uno di questi apparecchi, prodotto da un’azienda che si chiama Sanaclima: per questo apparecchio, venduto con il nome di “StopOne”, l’azienda afferma che “è l'innovativo dispositivo elettromagnetico che elimina definitivamente l'umidità da risalita. StopOne agisce direttamente sulle cause dell'umidità: emette un innocuo campo magnetico che spezza il legame elettrico tra le molecole d'acqua e i capillari dei muri, facendo sì che l’acqua non risalga più dal terreno. In questo modo i muri si asciugano e il prosciugamento avviene per evaporazione naturale - dai 6 ai 12 mesi, a seconda delle specificità dell'edificio.” 

Claudio, con il supporto di Chiedi le Prove, ha scritto all’azienda per avere maggiori informazioni. Quello che ha ottenuto è stata l’indicazione generica del fatto che il loro prodotto si basa sugli studi di Hermann Von Helmholtz, un famoso fisico del XIX secolo che ha studiato molti fenomeni fisici, in meccanica, in ottica e sui fenomeni elettromagnetici.

Un’altra generica spiegazione ottenuta dall’azienda è che il loro dispositivo si basa sulle teorie del “doppio strato elettrico”. C’è un po’ di confusione, perché la descrizione del prodotto sul sito parla di “campo magnetico” che dovrebbe generare StopOne ma i campi magnetici non hanno effetto sull’eventuale manipolazione delle forze elettrostatiche menzionate, e soprattutto è molto difficile generarli alle distanze in cui dovrebbe essere efficace il dispositivo. La spiegazione ricevuta sembrerebbe intendere che l’effetto debba essere generato dalle onde elettromagnetiche ma anche in questo caso le indicazioni fornite non riescono a spiegare come un debole campo elettromagnetico generato da un dispositivo a metri di distanza possa influenzare le forze attrattive tra gli ioni delle celle elettrochimiche che - se consideriamo applicabile la teoria del doppio strato elettrico - si formerebbero all’interno dei muri tra il liquido in risalita (l’acqua) e gli atomi degli intonaci o delle opere murarie.

L’azienda si rifiuta di fornire ulteriori spiegazioni, adducendo come ragione il “segreto aziendale”. Sanaclima promette ampi chiarimenti per tutti coloro che, iscritti ad un albo professionale (Architetti, Ingegneri, Geometri, …), chiedano di partecipare ai loro corsi di formazione.

Una risposta del genere, che porta in causa “segreti industriali”, è equivalente ad affermare “funziona perché te lo dico io”. L’opinione personale non è evidenza scientifica e come diciamo spesso una tecnologia basata su “segreti” sembra più una pratica magica che scientifica. L’azienda ha sicuramente parecchia evidenza che potrebbe usare ma, in assenza di un interesse a comunicarla, abbiamo cercato di indagare più a fondo con materiale pubblicamente reperibile. Siamo naturalmente sempre contenti di aggiornare questa analisi qualora Sanaclima volesse condividere più informazioni.

Navigando sul web alla ricerca di materiale rilevante, ci siamo imbattuti negli atti di un convegno svoltosi nel 2012 a Ragusa ed intitolato “Metodo scientifico ed innovazione tecnologica per la salvaguardia e recupero del patrimonio storico” [1]. Questo convegno, a cui ha partecipato una ditta chiamata “Domodry” che vende e pubblicizza un prodotto anti-umidità di risalita molto simile a StopOne, ha discusso a lungo relativamente ad interventi di risanamento con queste nuove tecnologie elettromagnetiche a “neutralizzazione di carica” ed ha portato esempi di applicazione di questi apparecchi insieme ad una descrizione un pochino più dettagliata sul principio fisico di risalita dell’umidità nei muri [Ref. 1 - pagg. 73-106] e di funzionamento di questi apparati [Ref 1 - pagg. 107-126]. Anche in questo caso, viene citata la “tecnologia a neutralizzazione di carica (T.n.c)” come principio fisico alla base di tale apparecchio e quindi supponiamo che “Domodry” e “StopOne” funzionino in modo analogo e che la teoria spiegata nel convegno di Ragusa si applichi ugualmente anche al dispositivo StopOne.

Durante il convegno, il relatore di Domodry ha spiegato che “a scala microscopica, infatti, la superficie di un materiale silicico (componente base della maggior parte dei materiali da costruzione) è carica di un potenziale elettrostatico negativo. Pertanto, le pareti interne dei capillari, cariche negativamente, tenderanno ad attrarre le molecole (dipoli) d’acqua, che risulteranno quindi orientate con il polo positivo verso la parete interna - negativa - del capillare: il “doppio strato” di dipoli che ne deriva è detto di Helmholtz”. Ecco che ritroviamo il riferimento al fisico tedesco a cui accennava anche Sanaclima e che ci conferma che i due dispositivi devono essere sostanzialmente basati sulle stesse teorie.

Sempre durante la relazione del convegno, il relatore Domodry dice anche: “semplificando molto il concetto, si può dire che la T.n.c. neutralizza, al contatto acqua-muratura, la capacità delle molecole d’acqua di caricarsi elettricamente, facendo in modo che rimangano neutre e, conseguentemente, non possano più essere attratte per differenza di carica da parte dei capillari della muratura”.

Questa ci sembra una semplificazione decisamente eccessiva: la natura di dipolo elettrico della molecola d’acqua è strettamente legata alla differenza di elettronegatività tra l’atomo di ossigeno e quello dell’idrogeno che compongono la molecola stessa (H2O); ci sembra veramente difficile che questa caratteristica possa essere influenzata a decine di metri di distanza da un dispositivo che, per forza di cose (è omologato CE e non nella categoria “trasmettitore”), irradia un’energia veramente ridottissima [2].

Su questo ultimo punto specifico, ci sembra opportuno si proceda per via sperimentale, infatti, ci pare non strettamente conseguente che un potenziale di circa 1 volt, come detto nel convegno stesso [1], possa essere annullato da pochi millivolt (millesimi di volt) o addirittura microvolt (milionesimi di volt) emessi da un apparecchio certificato CE e che consuma pochi watt di potenza. Oltretutto, non è chiaro come un’onda elettromagnetica, che ha un campo elettrico con una direzione specifica, e fra l’altro con verso che cambia periodicamente nel tempo, riesca a indurre un effetto consistente su qualunque parete, considerato che le superfici e i pori in cui l’acqua può propagarsi possono avere i più svariati orientamenti. Se il principio è “contrastare il potenziale elettrostatico che lega l’acqua alla parete” allora serve un campo elettrico opportunamente orientato. Il dispositivo emette però onde elettromagnetiche che, per definizione, hanno campi elettrici che variano in intensità nel tempo a seconda della frequenza dell’onda: anche supponendo che il campo elettrico dell’onda fosse esattamente allineato perpendicolarmente alla superficie, metà del tempo avrebbe l’orientazione opposta rispetto a quella che servirebbe! Non a caso, i lavori che siamo riusciti a trovare in letteratura riguardanti il fenomeno dell’electrowetting, cioè modificare tramite campi elettrici la capacità che certi liquidi hanno di “bagnare” certe superfici, utilizzano dei campi elettrici costanti.

Continuando la lettura degli atti del convegno, vediamo che le misure fatte e la bontà del metodo sono, quasi sempre, riferite a termografie dei muri degli edifici trattati.

Ecco un esempio, tratto dagli atti del convegno [1] a pag. 51: 

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                                    Atti del convegno di Ragusa [1], pag. 51

 

Nelle immagini si vede una parete dell’edificio sotto analisi prese in due momenti distinti, prima e dopo l’applicazione dell’apparecchio di Domodry. I falsi colori delle immagini mostrano diverse temperature del muro stesso, differenze valutate anche nei grafici sulla destra, dove sono evidenziate differenze dell’ordine di 0.7° e di 0.3° nel primo e secondo caso.

Per non sbagliare nell’analisi delle termografie riportate nei documenti del convegno, ci siamo rivolti ad un operatore termografico qualificato di 2° livello, Giuseppe, che ha commentato così le evidenze termografiche mostrate al convegno ed incluse nelle relazioni del convegno stesso:

Perchè delle termografie comparative abbiano senso è di fondamentale importanza che siano fatte nello stesso mese dell’anno, in modo che la temperatura ambientale sia la stessa nei due casi e non possa inficiare o mascherare i risultati ottenuti.

Nella grande maggioranza delle termografie riportate negli atti del convegno di Ragusa, le immagini sono state ottenute in mesi o, addirittura, in stagioni diverse, per cui, non sono confrontabili. In generale non sembra siano state tenute nel dovuto conto variabili come la temperatura ambientale o il meteo che possono fortemente cambiare i risultati delle analisi”.

Proseguendo con l’analisi degli atti del convegno che portano altri esempi di risultati ottenuti con questi dispositivi, troviamo un esperimento fatto nella chiesa di S. Antonin a Venezia [1 - pagg. 176-186]. Su questo caso, avendo avuto accesso a tutta la documentazione depositata presso l’archivio della Sopraintendenza ai Beni Culturali di Piazza San Marco a Venezia (dove, Daniela, un’associata CICAP, si è recata per visionare il materiale), abbiamo potuto, oltre agli atti del convegno, consultare tutte le altre termografie realizzate per verificare la riuscita dell’esperimento. Anche in questo caso, non si sono tenute molto in conto le condizioni ambientali nelle valutazioni dei risultati.

Nel dettaglio, le termografie riportate nella relazione sono indicate con la lettera ‘T’ e numerate progressivamente. Ora, sia le T02,

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                               Atti del convegno di Ragusa [1], pag. 177

 

sia le T07,

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                                Atti del convegno di Ragusa [1], pag. 178

che le T09 e le T10 (che qui non riportiamo per brevità), mostrano che, riportando le parole del tecnico termografico Giuseppe, “l'indagine del 13/07/11 è stata eseguita con una temperatura ambientale molto superiore a quella del 14/06/12. Parliamo di una temperatura massima sui 27-29° confrontata ad una temperatura di circa 23 gradi. Un divario del genere può influire molto sul tasso di evaporazione e di conseguenza sul delta  ΔT misurato.“ In particolare, l’evidenza sul fatto che la temperatura ambientale fosse molto diversa si può vedere sia nella legenda laterale riportata a destra vicino alle immagini termiche, sia dal sito del comune di Venezia che riporta il meteo registrato nei giorni di misura [3], [4].

Per concludere ci sembra che, dai materiali a noi a disposizione, la T.n.c (tecnologia a neutralizzazione di carica) non abbia ancora dimostrato in modo scientificamente rigoroso la sua efficacia. Ci permettiamo di suggerire alle due aziende interessate da questa indagine (Sanaclima e Domodry) di fornire maggiori e migliori evidenze sperimentali fatte in condizioni verificabili in modo da poter chiaramente provare, in modo scientifico, il risultato portato dai loro strumenti.

Chiedi Le Prove è sempre a disposizione per discutere, analizzare nuove evidenze ed, eventualmente, rettificare il risultato di questa analisi qualora nuovi risultati sperimentali ci venissero forniti.

Il dialogo e lo scambio di informazioni ed evidenze è infatti fondamentale per il progresso della scienza e, in questo caso, per fornire un migliore servizio alle persone che potessero essere interessate alla rimozione delle infiltrazioni di umidità nelle opere murarie.

 

Bibliografia

[1]. https://www.cnt-apps.com/wp-content/uploads/14_Atti_Convegno_Ragusa.pdf

[2]. DIRETTIVA 2014/30/UE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO - 26 febbraio 2014, concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla compatibilità elettromagnetica - 

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:32014L0030&from=it

[3]. https://www.ilmeteo.it/portale/archivio-meteo/Venezia/2011/Luglio/13 

[4]. https://www.ilmeteo.it/portale/archivio-meteo/Venezia/2012/Giugno/14