Una cura a base di sale

Quali sono le prove?

Una cura a base di sale

Introduzione

 

Avete mai sentito parlare di “haloterapia”? Sostanzialmente si tratta di un rimedio terapeutico che si basa sull’esposizione a particelle saline, le quali, nel momento in cui vengono assorbite dall’organismo (per lo più per via respiratoria), dovrebbero avere un effetto benefico. Sarà davvero così? Se questa faccenda vi incuriosisce o se siete sempre stati un po’ attirati dal mondo delle cosiddette “terapie alternative”, alla fine di questo articolo avrete le idee – per lo meno riguardo all’haloterapia – un po’ più chiare.

Questa storia comincia quando il nostro lettore Roberto si imbatte nell’account Instagram di un centro per l’haloterapia con sede a Bologna, il Respiro del Mare. In particolare, in un post volto alla promozione della “stanza del sale” (una stanza chiusa in cui viene effettuata l'haloterapia) si legge che questa presenta una serie di effetti benefici per l’organismo, tra cui una serie di proprietà antibatteriche, un’attività mucolitica (l’attività mucolitica di una sostanza è la sua capacità di rendere più fluidi il muco e il catarro bronchiali, in modo da poterli eliminare con maggior facilità), antinfiammatoria e disintossicante. Sarebbe, inoltre, in grado di donare vitalità ed energia, con un effetto benefico sul tono dell’umore, e di fornire sollievo ad alcune patologie cutanee, come psoriasi o acne. Infine, sarebbe un alleato naturale contro patologie a carico dell’apparato respiratorio, come asma, riniti allergiche e bronchiti. In aggiunta a tutto ciò, viene riportato che l’haloterapia è sicura e che non presenta effetti collaterali o rischi per la salute e che quindi è consigliata sia per i bambini sia per gli anziani.

Roberto, molto incuriosito da questa faccenda, “chiede le prove” a Il Respiro del Mare, che lo invita a leggere un articolo proveniente da un estratto de “Il Medico Pediatra”, della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) del 2014.

 

Il lavoro de Il Medico Pediatra

 

In questo estratto, intitolato Haloterapia in ORL,  gli autori descrivono uno studio [1] che testa l’efficacia dell’haloterapia in pazienti pediatrici affetti da ipertrofia adenotonsillare [2]. Il titolo dello studio, rigorosamente in inglese, può essere così tradotto: “Studio clinico in doppio cieco, randomizzato e controllato verso placebo sull’efficacia dell’Aerosal® nel trattamento dell’ipertrofia adenotonsillare e dei disturbi correlati”. Cosa significano tutti questi termini? Innanzitutto, quando si parla di “studio clinico” si intende, genericamente, la pianificazione di un vero e proprio progetto, che permette, seguendo rigorosi criteri etici, di studiare l’efficacia di una terapia secondo il metodo scientifico. Esistono molti tipi di studi clinici e, in questo caso, è stato scelto di impostare uno studio clinico randomizzato, controllato e in doppio cieco. Questi tre aspetti sono molto importanti, perché ci permettono di valutare, ancor prima di leggerlo, che questo articolo è stato compiuto seguendo una metodologia scientificamente valida (quindi ci fa ben sperare sull’effettiva serietà delle sue conclusioni).

Per “controllato” si intende uno studio in cui i partecipanti sono suddivisi in due gruppi: uno di questi riceve il trattamento che si vuole studiare (in questo caso l’haloterapia), mentre l’altro riceve il placebo (i pazienti, sempre posti nella stanza del sale, non effettueranno l’haloterapia, ma respireranno aria “normale”), che rappresenta il nostro controllo. È proprio sulle differenze fra trattamento sperimentale e trattamento placebo che si fonda la statistica che ci permetterà di capire se e quanto l’haloterapia sia un metodo scientificamente efficace.

Lo studio è anche “randomizzato”, quindi esiste un sistema informatico che assegna in modo del tutto casuale i pazienti al braccio sperimentale o a quello di controllo. Questo aspetto risulta particolarmente importante perché elimina il condizionamento umano (un medico sarebbe magari più inconsciamente portato a inserire nel braccio sperimentale i pazienti che, secondo lui, potrebbero ricavare maggiori benefici dal trattamento in questione): si lascia decidere tutto a un computer senza emozioni.

Il concetto di “doppio cieco” è, infine, importantissimo. In ambito medico-sanitario, esistono degli aspetti che possono andare a modulare la ricerca scientifica, andando a instaurare dei veri e propri bias (che rappresentano, in questo caso, una deriva del pensiero razionale e scientifico): i rapporti umani e l’autocondizionamento. Ad esempio, se da paziente già sapessi di essere trattato con un farmaco sperimentale, potrei essere più prono a “sentirmi meglio” o a considerare come fenomenale questo nuovo farmaco, perdendo in questo modo il rigore razionale che dovrebbe coordinare lo studio. Se invece appartenessi al cosiddetto braccio di controllo e quindi assumessi il placebo (che può essere rappresentato anche da un farmaco che si è sempre prescritto per una data condizione), probabilmente sarei condizionato a manifestare i noti effetti collaterali di quella molecola, andando così a inficiare la veridicità dello studio in questione. Allo stesso modo, un medico che sa quale molecola sta somministrando al paziente è condizionato a notare determinati effetti che, grazie alle sue conoscenze, si può aspettare dall’assunzione del farmaco sperimentale o del placebo. Nel nostro caso – quello dell’haloterapia – non si sta parlando di un farmaco ma di un rimedio terapeutico, tuttavia il concetto è analogo: per avere uno studio che possa rappresentare nel modo più veritiero possibile la realtà, né i pazienti né i medici devono sapere quale gruppo viene trattato con l’haloterapia o meno.

Una descrizione molto completa ed esaustiva degli studi clinici, che tiene in considerazione l’importanza, per uno studio clinico, di essere rigoroso e fatto in scienza e coscienza, è visionabile liberamente sul sito della Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro [3].

 

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Il sale da cucina, quando non è disciolto in acqua, forma dei cristalli cubici. A guardare il cristallo sullo sfondo sembrerebbe essere composto in stile Minecraft, con tanti mattoncini cubici. Non si tratta di un effetto grafico: questa “composizione a cubi” è presente a tutte le scale di ingrandimento fino ad arrivare agli atomi singoli, che si dispongono infatti a “cubi”, alternando un sodio con un cloro, ed è ciò che origina la tipica struttura cristallina del sale. CC BY-SA 2.0


Tornando al lavoro sull’haloterapia, dopo un’attenta lettura dell’articolo ci si imbatte in considerazioni molto interessanti. Ciò che emerge è che, come suggeriscono gli stessi autori, l’haloterapia non deve essere intesa come una terapia per rimpiazzare i trattamenti medici convenzionali e che sono necessari ulteriori lavori, più approfonditi, per comprenderne meglio la non del tutto provata efficacia clinica.

 

In particolare vengono confrontati i pazienti che non eseguono questa terapia (il placebo) e quelli che, invece, la fanno (il braccio sperimentale). Da una serie di analisi statistiche, che ci permettono di confrontare due o più dati diversi per capire se la loro differenza è “statisticamente significativa”, emerge che non ci sono molte differenze statisticamente significative tra questi due gruppi. Questo significa che lo studio che Il Respiro del Mare ha proposto a Roberto per supportare la tesi secondo cui l’haloterapia è un metodo terapeutico efficace in realtà è inconcludente. Ad esempio, nel braccio sperimentale si rileva una riduzione dell'ipertrofia adenotonsillare [2] maggiore di quella rilevata nei pazienti che non fanno l'haloterapia, però questa differenza non risulta statisticamente significativa. È importante considerare che il campione dello studio non è molto consistente: si tratta, infatti, di 45 pazienti. Ad ogni modo, per capire se effettivamente l'haloterapia possa fornire un aiuto concreto ai pazienti colpiti da ipertrofia adenotonsillare, sarebbe necessario effettuare studi con campioni più numerosi. Infatti, quanto più aumenta la numerosità campionaria, tanto più le analisi che verranno eseguite sui dati a disposizione saranno in grado di rilevare differenze via via più piccole e di indicare con maggiore precisione se esse siano significative oppure no.

Entrando più nel dettaglio, vengono analizzati diversi parametri, tra cui l’ipoacusia (che si può associare a ipertrofia adenotonsillare), la dimensione delle tonsille, lo studio del timpanogramma (esame che fornisce informazioni sull’elasticità o rigidità del sistema di conduzione delle onde sonore all'interno dell'orecchio, una cosa molto specialistica dal punto di vista audiologico) e molti altri. Pochi di questi hanno una significatività e quindi una rilevanza clinica forte, a dimostrazione del fatto che, prendendo un paziente con ipertrofia adenotonsillare e facendogli respirare aria ricca di sale, oppure aria “normale”, non si otterranno grosse differenze.

Gli autori affermano inoltre che, volendo allargare questa terapia anche a pazienti non pediatrici, è noto che presenta un sacco di controindicazioni in caso sussistano patologie a carico delle vie respiratorie e non [4], una affermazione che stona con “raccomandata per anziani e bambini in quanto è un trattamento non invasivo senza effetti collaterali o rischi per la salute”, che è quanto appare nel messaggio promozionale dell’azienda. Pertanto, è sicuramente raccomandabile rivolgersi al proprio medico curante prima di intraprendere qualsiasi trattamento che potrebbe esporre i pazienti più delicati a dei rischi per la loro salute.

Quello che ci deve interessare di più, però, è che le poche differenze significative che vengono rilevate sono tutte annullate nel follow-up. Cosa significa? I pazienti vengono “analizzati” non solo nel periodo in cui eseguono la terapia, ma anche a distanza di tempo, per vedere se l’haloterapia possa avere effetti a lungo termine (si esegue, quindi, un follow-up). È stato dimostrato che gli effetti benefici rilevati nei pazienti, oltre che essere di modesta entità, tendevano a scomparire a distanza di tempo. Quindi l’haloterapia dovrebbe essere eseguita in cronico, o comunque su periodi molto lunghi, per avere un effetto benefico. Sicuramente l’azienda avrà a disposizione delle prove che dimostrano chiaramente le affermazioni fatte, ma quanto è stato fornito a Roberto non offre solide basi scientifiche.

 

Cosa dice la letteratura

 

Quando ci si approccia a un concetto scientifico in senso lato è sempre buona norma non focalizzarsi su un singolo articolo ma, invece, cercare ulteriori fonti, per tentare di rendere più forti le nostre convinzioni su un dato argomento. Se, ad esempio, trovo un lavoro che dice che mangiare peperoni mi fa diventare più alto e mi fermo a questo punto della mia ricerca, probabilmente non incontrerò tutti gli altri cento articoli che dicono che il consumo di peperoni non è associato all’aumento dell’altezza. Si tratta, chiaramente, di un esempio un po’ estremo, ma ci aiuta a capire che affermare che l’haloterapia non è tutto sommato così efficace dopo aver letto un solo articolo è proprio come dire che i peperoni mi faranno diventare un giocatore di basket, avendo letto solo quel famoso articolo che assocerebbe il consumo di questi colorati ortaggi alla crescita in altezza.

Per questi motivi noi di Chiedi le Prove siamo andati a cercare nella letteratura scientifica se, per caso, ci fossero ulteriori articoli che trattassero l’haloterapia. A dire il vero non ne abbiamo trovati moltissimi e tutti quanti si allineavano, più o meno, con il pensiero esposto nell’articolo che abbiamo analizzato più approfonditamente prima.

Nel 2016, ad esempio, è stato pubblicato un articolo [5] su “Pediatric Pneumology”, che tentava di valutare l’efficacia dell’haloterapia in pazienti pediatrici con asma. Le conclusioni a cui sono giunti gli autori dimostrano che l’haloterapia potrebbe avere qualche effetto benefico (ma non terapeutico n.d.r.) sui bambini con un’asma lieve, ma questo deve essere confermato da ulteriori studi, in cui sarà necessario avere un campione più ampio e che dovranno avere un follow-up più a lungo termine.

Volendo, invece, discostarci dalle considerazioni sui pazienti pediatrici, è interessante citare un articolo [6] del 2014, che andava a valutare l’utilizzo dell’haloterapia in pazienti con una patologia polmonare chiamata broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), che sostanzialmente è caratterizzata da una riduzione del flusso aereo e quindi da difficoltà respiratorie. Secondo gli autori di questo lavoro, l’haloterapia non può essere consigliata in questi pazienti e sono pertanto necessari ulteriori studi più approfonditi.

Infine, il lavoro più recente sull’haloterapia, ad oggi, risale al 2019 [7] ed è stato pubblicato su un giornale che si occupa di patologie respiratorie, come ad esempio l’asma allergica. Proprio come tutti quelli che abbiamo analizzato prima, afferma che l’haloterapia non ha una chiara efficacia dimostrabile.

 

Conclusioni

 

Leggendo la documentazione che è stata fornita a Roberto da Il Respiro del Mare non siamo stati in grado di trovare tutti gli effetti benefici dell’haloterapia che venivano pubblicizzati sul post di Instagram da cui è partita la nostra storia. Possiamo quindi affermare che le prove fornite a sostegno della tesi secondo la quale l’haloterapia sia una panacea sono insufficienti, specialmente perché da un’approfondita ricerca su PubMed (un grande database che raccoglie articoli scientifici da tutto il mondo) non siamo riusciti a trovare ulteriori dati in grado di sostenere l’efficacia dell’haloterapia nei più svariati ambiti. Rimaniamo comunque aperti a un ulteriore dialogo, qualora Il Respiro del Mare voglia fornirci prove aggiuntive a sostegno delle sue tesi. Le prove che l’azienda ha usato per verificare gli effetti dichiarati, e soprattutto l’assenza di effetti collaterali, sono dunque di grande importanza sia per i potenziali clienti sia per la comunità scientifica, che non ci sembra abbia facile accesso a del materiale in grado di dimostrare affermazioni così forti come quelle fatte dall’azienda.

 

L'iniziativa Chiedi le Prove è consapevole che il dialogo sia l’unico modo per rendere una società responsabile e attenta alle proprie esigenze. Auspichiamo, quindi, un ulteriore aggiornamento di questa vicenda e rimaniamo a disposizione qualora ci sia la volontà di dare origine a un dialogo che risulti costruttivo.

 

Bibliografia

 

[1] Double-blind placebo-controlled randomized clinical trial on the efficacy of Aerosal® in the treatment of sub-obstructive adenotonsillar hypertrophy and related diseases, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/24041858/

[2] L’ipertrofia adenotonsillare è un ingrossamento delle tonsille o delle adenoidi tipico dell’età pediatrica.

[3] A proposito di studi clinici https://www.airc.it/cancro/affronta-la-malattia/come-affrontare-la-malattia/studi-clinici

[4] Sul materiale che è stato fornito a Roberto è presente un elenco di controindicazioni all’haloterapia, che sono: malattie respiratorie in fase acuta, malattie infettive, insufficienza respiratoria acuta, emorragie, epilessia, pregresso infarto cardiaco, ipertensione arteriosa severa, ipertiroidismo, tumori, insufficienza renale e claustrofobia.

[5] Halotherapy as Asthma Treatment in Children: A Randomized, Controlled, Prospective Pilot Study, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27723955/

[6] A review of halotherapy for chronic obstructive pulmonary disease, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3937102/

[7] Unproved and controversial methods and theories in allergy/immunology, https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31690401/