OGM e multinazionali del cibo

I motivi alla base di una posizione

OGM e multinazionali del cibo

 

Nella storia che segue, l’asker Emanuele ha chiesto alla redazione di una rivista la motivazione di una dichiarazione contenuta all’interno di un articolo. La frase in questione riguardava la coltivazione di OGM.

 

Nel numero di Aprile 2017 della rivista Consumatori, il mensile dei soci della COOP, è presente un articolo, a firma del direttore Dario Guidi, dal titolo “Quei giganti padroni del cibo”. L’articolo illustra la situazione del mercato mondiale dei generi alimentari, in cui poche multinazionali controllano la maggior parte dei marchi un po’ in tutto il mondo.

All’interno dell’articolo sono presenti delle dichiarazioni di Stefano Liberti, giornalista e scrittore, autore del libro “I signori del cibo” (Minimum Fax, 2016). Tra queste, commentando le fusioni di alcuni colossi della chimica, Liberti dichiara che “queste non sono buone notizie per i consumatori o per sperare di avere prodotti di maggiore qualità e senza OGM”.

Questa frase, che mi è sembrata slegata dal contesto dell’articolo, mi ha lasciato un po’ perplesso: ho inteso, infatti, che l’autore volesse porre sullo stesso piano i prodotti a bassa qualità con gli OGM. Questi ultimi sono definiti in base a una classificazione legale che tiene conto esclusivamente del processo seguito per ottenerli, ma senza prendere in considerazione le caratteristiche dei prodotti. Non avrebbe senso quindi definire tutti gli OGM come “prodotti a bassa qualità” visto che in questa categoria rientrano prodotti estremamente differenti tra loro.

Ho quindi scritto alla redazione di Consumatori per chiedere le motivazioni che hanno portato a tale affermazione.

Alla mia richiesta ha prontamente risposto il direttore Guidi il quale, in modo gentile, mi ha spiegato che il senso della frase non era quello di dire che gli OGM fanno male o sono un pericolo per la salute.

Liberti voleva semplicemente esprimere una valutazione legata al modello economico, auspicando che al modello attuale, fatto di grandi concentrazioni, si possa progressivamente sostituire una pratica centrata sulla qualità, sul rapporto con i territori e le produzioni locali: non una critica al prodotto specifico quindi ma un auspicio relativo ad una diversa prospettiva di modello economico.

Ringraziando il direttore per la risposta puntuale, gli ho espresso quella che è la mia opinione personale, e cioè che un modello economico è, almeno nel caso considerato, indipendente dal prodotto, tant’è che oggi assistiamo a casi di grandi concentrazioni con prodotti non-OGM mentre esistono casi in cui gli OGM contribuiscono a sostenere la produzione di piccole realtà locali.

Sono comunque soddisfatto per aver ottenuto una risposta chiara alla mia domanda.